Regione: Calabria
Con i suoi 64.153 ettari, il Parco dell’Aspromonte è situato nel cuore della penisola calabra, con vette che sfiorano i 2000 m. L’altezza dei rilievi montuosi e il gran numero di corsi d’acqua, insieme alla posizione nel cuore del Mediterraneo, rendono elevatissima l’eterogeneità ambientale del Parco. Pertanto, vi si possono ammirare macchie e boschi mediterranei, tra cui alcune leccete monumentali, querceti e persino boschi di faggio e abete bianco. La flora conta oltre 1500 specie e numerosi boschi vetusti, mentre tra gli animali si possono citare il lupo, il gatto selvatico, l’elusivo driomio (piccolo roditore appartenente alla famiglia dei Gliridi, la stessa dei ghiri) e lo scoiattolo meridionale dal caratteristico manto nero, oltre a numerosi rettili, anfibi e invertebrati.
Le specie
Felce bulbifera

Foto di Stefano Marsili – da Acta Plantarum

Foto di Salvatore Cambria – da Acta Plantarum
Grossa felce, che può raggiungere i 3 m, dotata di poche fronde, arcuate, solitamente pendenti, dal lungo gambo (detto “stipite”) con un ciuffo di scaglie (dette “palee”) alla base. Sulla pagina inferiore delle foglie sono prodotte le spore, in strutture allungate disposte lungo le nervature. In aggiunta, caso assai raro tra le felci italiane, la pianta produce dei bulbilli nella parte apicale della fronda, i quali, distaccandosi, potranno radicare e produrre nuovi individui, geneticamente identici alla pianta madre.
Nome scientifico
Woodwardia radicans (L.) Sm.
Famiglia
Blechnaceae
Ambiente
Vive in forre calde e umide, presso cascate, grotte, luoghi ombrosi, fino a 740 m di quota. È legata a condizioni microclimatiche caratterizzate da elevata umidità, scarsa intensità luminosa e limitate escursioni termiche giornaliere e annuali. Ha un vasto areale, ma frammentato: infatti è presente in diverse aree nell’Europa mediterranea e atlantica e in Algeria.
Categoria di rischio d’estinzione
EN (Endangered = Minacciata) in Italia e nel Mediterraneo, VU (Vulnerable = Vulnerabile) a livello europeo.
Lo sai che
Questa specie è considerata un “relitto del Terziario”, cioè fa parte di una flora che milioni di anni fa era ampiamente diffusa nel nostro territorio, e che poi è fortemente regredita (in alcuni casi scomparsa) con le ultime glaciazioni, lasciando solo poche specie (dette “relitti”) in siti che hanno subito meno fortemente l’azione dei ghiacci, i cosiddetti “rifugi glaciali” o “nunatak” (dall’inuit “nunataq” ovvero cima o cresta di una montagna che emerge da un campo di ghiaccio o da un ghiacciaio che ricopre il resto). La protezione di Woodwardia radicans è prioritaria a livello comunitario e la sua presenza richiede l’istituzione di zone di conservazione speciale e una protezione rigorosa (Direttiva “Habitat” 92/43/CEE). Le minacce maggiori per questa specie sono legate all’alterazione dell’ambiente dove vive per la deforestazione e la captazione eccessiva delle acque, oltre che alla presenza di specie esotiche invasive, come Robinia pseudoacacia, che competono con la felce.
Ginestra d’Inghilterra

Foto di Françoise Picamal – da Acta Plantarum

Foto di Ernesto Marra – da Acta Plantarum
Arbusto di 20 – 40 cm, con rami dotati di spine ricurve all’ascella delle foglie. In primavera produce abbondanti fiori di colore giallo intenso. Il suo frutto è un piccolo legume, rigonfio, di forma romboidale, contenente 4-12 semi.
Nome scientifico
Genista anglica L.
Famiglia
Fabaceae
Ambiente
Vive in arbusteti umidi o comunque non troppo aridi sugli altipiani, da 900 a 1300 m di quota.
Categoria di rischio d’estinzione
VU (Vulnerable = Vulnerabile) in Italia
Lo sai che
Genista anglica è presente dal sud al nord dell’Europa, ma in Italia è presente solo in Calabria, dove è stata ritenuta endemica per diverso tempo. Come suggerisce il nome, che fa riferimento all’Inghilterra, questa pianta ha origini lontane. Appartiene a un gruppo di specie che, in realtà, pare essersi originato nella Penisola Iberica, e poi diffuso in Europa fino all’Inghilterra e alla Scandinavia. Le popolazioni calabresi, molto lontane da quelle europee e atlantiche, potrebbero essere arrivate tramite il distacco, durante il Terziario, della piccola placca tettonica Calabro-Peloritana, che si sarebbe spostata fino a costituire l’attuale penisola calabra.