Parco Nazionale della Val Grande

Regione: Piemonte

 

Con i suoi 11.340 ettari, il Parco della Val Grande è uno dei più piccoli d’Italia, e anche dei più giovani, essendo stato istituito soltanto nel 1992. Le tracce della presenza e attività dell’uomo in questo territorio già dai tempi antichi è testimoniato dalle antiche incisioni rupestri, così come dai resti di manufatti tradizionali di epoche più recenti. Tuttavia, oggi il Parco è una vasta area disabitata, in cui la natura ha riconquistato i propri spazi, assumendo un fascino quasi mistico, di contemplazione. I boschi di castagno e di faggio, ricchi di esemplari monumentali, si contendono i versanti montuosi alle quote più basse e più alte, rispettivamente, mentre al di sopra del bosco vi sono praterie subalpine con ricchissime e stupefacenti fioriture. La ricchezza della vegetazione e la varietà delle fioriture, grazie all’influenza termica del lago Maggiore, costituiscono una delle attrattive maggiori del Parco. Molto interessante anche la fauna, soprattutto per quanto riguarda piccoli mammiferi, rettili e uccelli, ma anche pesci e macroinvertebrati dei numerosi e limpidi corsi d’acqua, o alcuni rari insetti protetti, come la bellissima Rosalia alpina, coleottero cerambicide tra i più appariscenti e belli a livello europeo.

 

Sito ufficiale

Le specie

Aquilegia maggiore

Foto di Ettore Guarnaroli – da Acta Plantarum

Foto di Stefano Marsili – da Acta Plantarum

Pianta erbacea alta fino a 80 cm, con grandi foglie divise in tre parti principali, a loro volta suddivise in segmenti più piccoli. I fiori sono blu intenso, penduli, grandi (diametro fino a 10 cm).

Nome scientifico
Aquilegia alpina L.

Famiglia
Ranunculaceae

Ambiente
Vive nei boschi di larice e nei cespuglieti ai margini dei boschi, ma anche su rupi e pascoli sassosi, preferibilmente silicei, tra 1000 e 2600 m di quota.

Categoria di rischio d’estinzione
LC (Least Concern = A minor rischio) in Italia e a livello globale

Lo sai che
I fiori di tutte le specie del genere Aquilegia sono caratterizzate dai cosiddetti “speroni”, cioè organi conformati a uncino in cui viene contenuto il nettare. La loro dimensione, orientamento e curvatura è diversa in tutte le specie, e viene usata dai botanici per distinguere le specie, oltre che essere utile alle piante per selezionare gli impollinatori. A. alpina è compresa tra le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa (allegato IV della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE).

Arnica

Foto di Daniela Longo – da Acta Plantarum

Foto di Ettore Guarnaroli – da Acta Plantarum

Pianta erbacea alta fino a 50 cm, con un robusto rizoma sotterraneo. Le foglie alla base della pianta sono tipicamente disposte a croce e vellutate, grazie a corti e morbidi peli. I fiori sono riuniti in un capolino di grandi dimensioni, fino a 8 cm di diametro, e di un caratteristico giallo intenso.

Nome scientifico
Arnica montana L.

Famiglia
Asteraceae

Ambiente
Vive in prati, pascoli e cespuglieti, tra 500 e 2200 m, raramente fino a 2650 m di quota

Categoria di rischio d’estinzione
LC (Least Concern = a minor rischio) in Italia e a livello globale.

Lo sai che
Per le sue proprietà officinali, l’arnica è usata in numerose preparazioni farmaceutiche e cosmetiche (gel, creme, unguenti, tinture, ecc); si tratta tuttavia di una pianta  protetta, la cui raccolta indiscriminata va evitata. Nell’Unione Europea, A. montana è inserita le specie d’interesse comunitario, il cui prelievo in natura e il cui sfruttamento dovrebbero prevedere misure di gestione (allegato IV della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE).